Il vero progresso è dire sì. A tutto.
Dell’art. 18 avevo già scritto nello specifico, ma tutto il can can intorno a questa benedetta Riforma del Mercato del Lavoro, presentata ieri sera in conferenza stampa, come fosse il titolo di una tesi di laurea, relatore mariomonti, da quella sobrissima paracula che è la Fornero, mi fa davvero alterare, per i contenuti, ma soprattutto per le reazioni in sua difesa che suscita, in special modo tra i responsabili di centrosinistra.
Non ho ancora capito quale sia l’idea di progresso che muove le attuali forze politiche, nel loro supremo ruolo di spettatori in prima fila del governo tecnico, ma continuo a rendermi conto che è molto lontana dalla mia, di idea.
Ed è molto lontana anche da una qualunque idea, non dico di sinistra, ma di buonsenso su quello che dovrebbe essere il miglioramento della società attuale nel suo insieme.
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Provo un malcelato senso di fastidio ogni volta che un ragazzino tra i 18 e 25 anni mi si mette a parlare di politica, nei toni tipici del divulgatore scientifico di oggi, una specie di Roberto Giacobbo incrociato con Fabio Caressa, e con gli stessi argomenti.
Ogni volta mi ripropongo di stare calmo, e solo il continuo esercizio mi ha impedito, ad oggi, di ritrovarmi a disquisire con Parolisi a Castrogno se per accoltellare qualcuno sia meglio un’impugnatura dritta o una icepick grip. Perchè i ragazzi di oggi sono in maggioranza degli ignoranti enciclopedici – nella stessa percentuale delle generazioni prima della loro –, ma a differenza dei loro progenitori, usi ad obbedir tacendo, parlano, dicono e fanno di tutto per mescolarsi meglio nel mondo dei mediocri che li circonda.